Tempo fa, navigando in internet per fare i compiti d'inglese, mi è capitato di imbattermi nel monologo shakespeariano dell'Amleto.
Non so... mi è venuto subito l'istinto di impararmelo a memoria anche se è molto lungo.
Cmq non lo so tutto, anzi, solo le prime tre strofe... E adesso mi è venuta l'idea di postarlo sul blog.
E' un testo piuttosto pessimista che parla della corruzione della società, della vita, dei dolori e delle miserie del mondo.
Viene recitato da Amleto, durante la disperazione per la morte del padre e per il matrimonio della madre con lo zio (assassino del fratello).
Tesori, non so cosa fare... Dovrei studiare ma non mi va, e per di più ho un mal di testa terribile! Basta. Stacco la spina...
Ogni tanto bisogna farlo. Isolarsi dal mondo. Rinchiudersi in sè stessi e pensare a niente o a tutto...
Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
Morire dormire; nulla più: - e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente.
Morire - dormire - sognare, forse: ma qui è l'ostacolo che ci trattiene: perchè in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl'insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, gli spasimi dell'amore disprezzato, gli indugi della legge, l'insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?
Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una gravosa vita, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte - la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore - confonde la volontà, e ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo?
Così la coscienza ci fa tutti vigliacchi; così la tinta naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo per questo riguardo deviano il loro corso: e dell'azione perdono anche il nome.